La sterlina cresce per il secondo giorno consecutivo contro il dollaro. Ieri – grazie all'indebolimento generale della valuta statunitense, oggi – grazie al rafforzamento della valuta britannica. Gli acquirenti di GBP/USD hanno reagito positivamente alla pubblicazione dei dati sul mercato del lavoro nel Regno Unito. Quasi tutte le componenti del rapporto sono risultate positive, permettendo ai rialzisti della coppia di testare la figura 27. Tuttavia, in questa area di prezzo, l'impulso al rialzo si è affievolito. I trader agiscono con cautela, in vista della pubblicazione dei dati sull'inflazione britannica (mercoledì, 18 dicembre), della decisione della Fed (mercoledì) e della riunione della Bank of England (giovedì, 19 dicembre). Tuttavia, la pubblicazione odierna consente di affermare con certezza che il regolatore inglese manterrà lo status quo alla riunione di dicembre.
Secondo i dati pubblicati, il tasso di disoccupazione nel Regno Unito a ottobre è stato del 4,3%, lo stesso livello registrato a settembre. Questo è un indicatore ritardato e piuttosto instabile, mentre i dati più recenti delineano un quadro più ottimista. Ad esempio, il numero di richieste di sussidi di disoccupazione a novembre è aumentato di soli 0,3 mila. Questo è un risultato sorprendente, considerando che la maggior parte degli analisti aveva previsto un incremento di quasi 30 mila richieste! Anche l'indicatore pro-inflazione è risultato positivo. Il livello dei salari medi è cresciuto del 5,2%, dopo un aumento del 4,6% nel mese precedente. Questo indicatore è cresciuto per il secondo mese consecutivo, raggiungendo il valore più alto da maggio di quest'anno. Escludendo i bonus, i salari medi sono anch'essi aumentati del 5,2%, rispetto al 4,9% del mese precedente.
In altre parole, il mercato del lavoro britannico si è rivelato un alleato della sterlina, rafforzando le posizioni degli acquirenti di GBP/USD. Tuttavia, un rapporto macroeconomico più importante sarà pubblicato domani, 18 dicembre: stiamo parlando dell'indice CPI di novembre. Ricordiamo che l'indice generale dei prezzi al consumo nel Regno Unito è cresciuto in ottobre al 2,3%, contro una previsione del 2,2% (il ritmo di crescita più forte da aprile di quest'anno). Anche l'indice core è risultato positivo, salendo al 3,3%. Inoltre, l'indice dei prezzi al dettaglio (RPI), un importante indicatore dell'inflazione, è cresciuto al 3,4% (dopo una flessione al 2,7%).
Pertanto, a ottobre l'inflazione è nuovamente uscita dal range target della Banca d'Inghilterra. Secondo le previsioni della maggior parte degli esperti, a novembre l'indice CPI salirà al 2,6% su base annua (il ritmo di crescita più alto da marzo). Anche l'indice core dovrebbe mostrare una dinamica rialzista, salendo al 3,6%. Lo stesso vale per l'RPI, che si prevede crescerà fino al 3,7%.
Se il rapporto sull'inflazione dovesse risultare almeno in linea con le previsioni (o addirittura positivo), si potrà affermare con certezza che la Bank of England manterrà invariato il tasso di interesse non solo a dicembre, ma anche all'inizio del prossimo anno.
In questo contesto, è opportuno ricordare i discorsi di novembre dei rappresentanti della Bank of England (il governatore Andrew Bailey e altri membri del Comitato come Clare Lombardelli, Catherine Mann e Alan Taylor), che hanno esposto la loro posizione sia nel parlamento britannico sia in contesti meno formali. La loro retorica ha avuto un carattere "moderatamente falco": nessuno di loro ha sollecitato un aumento dei tassi, ma tutti hanno espresso preoccupazione per i rischi inflazionistici.
In particolare, Bailey ha dichiarato che il tasso dovrebbe essere ridotto "molto gradualmente", sottolineando che le pressioni sui prezzi si sono intensificate dopo il ritorno al livello obiettivo della Banca Centrale.
Clare Lombardelli si è trovata d'accordo con il suo capo, affermando che ha bisogno di vedere "più prove di un raffreddamento delle pressioni sui prezzi" prima di sostenere un ulteriore taglio dei tassi di interesse.
Un'altra rappresentante della Bank of England, Megan Greene, si è detta preoccupata per i dati sull'inflazione – in particolare l'inflazione nel settore dei servizi, che rimane "ostinatamente elevata". Secondo lei, la crescita dei salari contribuisce all'aumento dell'inflazione.
Come già detto in precedenza, il rilascio odierno ha mostrato, tra le altre cose, un'accelerazione della crescita dei salari medi. Se anche il rapporto sull'inflazione risulterà nella "zona verde", non ci saranno dubbi sul fatto che la Bank of England inasprirà notevolmente la sua retorica nella riunione di dicembre.
Tuttavia, nonostante la crescita di due giorni di GBP/USD, le posizioni long sulla coppia appaiono rischiose. Non bisogna dimenticare che il giorno prima della riunione di dicembre della Bank of England, si terrà la riunione della Federal Reserve, al termine della quale il dollaro potrebbe ricevere un notevole sostegno su tutto il mercato. I rapporti sulla crescita del CPI e del PPI sono stati pubblicati negli Stati Uniti durante il periodo di silenzio», quindi la Fed potrebbe riservare una "sorpresa da falco", annunciando una pausa nella riduzione dei tassi (mentre la riduzione di dicembre di 25 punti base è già stata scontata dal mercato).
Considerando l'alto grado di incertezza, è opportuno mantenere una posizione attendista sulla coppia GBP/USD, soprattutto perché gli acquirenti non sono riusciti a superare il livello di resistenza intermedio 1,2700 (linea Tenkan-sen sul timeframe D1). Il mercato del lavoro britannico si è schierato a favore della sterlina, ma i prossimi eventi potrebbero facilmente "ridisegnare" il quadro fondamentale della coppia GBP/USD.