Sembra che il dollaro abbia esaurito tutto il suo potenziale di crescita, almeno per il momento. Infatti, anche i dati sull'inflazione negli Stati Uniti non hanno portato a un ulteriore rafforzamento del dollaro, nonostante il rallentamento del tasso di crescita dei prezzi al consumo dal 2,5% al 2,4%. Il problema è che il mercato si aspettava un rallentamento fino al 2,3%, sulla base del quale negli ultimi giorni si è discusso attivamente della possibilità di un'ulteriore riduzione dei tassi di interesse di cinquanta punti base. Ora è chiaramente evidente che la Federal Reserve ridurrà il tasso di rifinanziamento solo di venticinque punti base. E teoricamente, il dollaro avrebbe potuto rafforzarsi ulteriormente, ma in realtà è rimasto fermo.
Alla luce dei dati di ieri, i dati sui prezzi alla produzione, che verranno pubblicati oggi, assumono un'importanza particolare. Se il loro tasso di crescita rallentasse dall'1,7% all'1,5%, l'inflazione continuerebbe a diminuire in modo stabile e la Federal Reserve sarebbe più propensa ad allentare attivamente i parametri della sua politica monetaria, il che potrebbe favorire una correzione attesa da tempo. Tuttavia, se il rallentamento del tasso di crescita dei prezzi al consumo fosse più modesto o se rimanessero invariati, è probabile un ulteriore rafforzamento del dollaro.