La coppia euro-dollaro è riuscita a rompere il livello di supporto 1,1040 (limite superiore della nuvola Kumo sul timeframe D1) e ora sta cercando di stabilizzarsi al di sotto di questo target. Tale dinamica dei prezzi è dovuta a due principali fattori fondamentali. Da un lato, i rapporti relativamente positivi sul mercato del lavoro negli Stati Uniti (JOLTS, ADP), dall'altro, l'aumento delle tensioni geopolitiche. Più precisamente, le conseguenze dell'escalation in Medio Oriente, che hanno portato a un aumento del prezzo dell'oro nero. C'è anche un terzo fattore fondamentale che contribuisce alla diminuzione dell'eur/usd: l'indebolimento dell'euro dovuto al rallentamento dell'inflazione nella zona euro.
Tutta l'attenzione dei trader delle coppie in dollari è ora focalizzata sul mercato del lavoro degli Stati Uniti, la cui dinamica determinerà la direzione del dollaro almeno nel medio periodo. Il rapporto chiave in questo settore verrà pubblicato venerdì, ovvero domani. Tuttavia, prima dei dati sui Nonfarm Payrolls, vengono sempre pubblicati report secondari che, sebbene considerati di minore importanza, sono comunque in grado di provocare una certa volatilità, poiché fungono da barometro in vista del rilascio ufficiale.
Martedì sono stati pubblicati i dati JOLTs: è emerso che il numero di posti di lavoro vacanti negli Stati Uniti ad agosto è inaspettatamente aumentato per la prima volta in tre mesi. Il numero di posti vacanti si è attestato a 8,04 milioni rispetto alla previsione di 7,655 milioni. Inoltre, il risultato di luglio è stato rivisto al rialzo (7,711 milioni rispetto ai 7,673 milioni precedenti). Tuttavia, la struttura del rapporto di agosto mostra che il numero di licenziamenti e cessazioni su iniziativa del datore di lavoro è rimasto pressoché invariato: l'aumento del dato complessivo è avvenuto solo grazie a una riduzione dei licenziamenti volontari. Per questo motivo, i trader della coppia eur/usd hanno reagito con cautela a questa pubblicazione.
Ma quando i dati JOLTs sono stati confermati dal rapporto ADP, il dollaro ha ripreso a suscitare interesse. E anche se i dati ADP non sempre sono in linea con i numeri ufficiali, la positività del rilascio di ieri ha rafforzato le posizioni della valuta statunitense. Secondo le stime degli esperti dell'agenzia, a settembre sono stati creati 143.000 posti di lavoro nel settore privato (contro una previsione di 124.000). Si tratta del risultato più forte da giugno di quest'anno. Commentando la pubblicazione, il capo economista di ADP ha osservato che l'aumento dell'occupazione a settembre non ha portato a un incremento dei salari.
I dati JOLTs e il rapporto ADP hanno suggerito che anche i Nonfarm Payrolls potrebbero risultare positivi, riducendo così la probabilità di un taglio dei tassi di 50 punti base durante la riunione di novembre della Federal Reserve al 15-20%. Attualmente, questa probabilità è stimata al 33%, secondo lo strumento CME FedWatch.
Un supporto indiretto alla valuta statunitense è arrivato ieri anche dal rappresentante della Fed Thomas Barkin, che ha dichiarato che la lotta contro l'inflazione non è ancora finita, poiché i rischi persistono. Ha anche osservato che un taglio dei tassi di 50 punti base è la previsione mediana per "il resto dell'anno". Va sottolineato che un ritmo di allentamento della politica monetaria di questa portata era già stato scontato dal mercato il mese scorso, quando, a seguito della riunione di settembre, è stata pubblicata la previsione aggiornata del dot plot. Pertanto, l'intervento del presidente della Fed di Richmond è stato interpretato a favore del dollaro: a quanto pare, i trader hanno concentrato la loro attenzione sulle parole di Barkin secondo cui è ancora presto per festeggiare la vittoria sull'inflazione. A tal proposito, è importante ricordare che l'indice PCE core è aumentato ad agosto al 2,7% dopo due mesi di stallo al 2,6%.
Le preoccupazioni riguardo a una possibile accelerazione dell'inflazione sono aumentate anche a seguito dei recenti eventi in Medio Oriente. I prezzi del petrolio sono aumentati bruscamente dopo il massiccio attacco missilistico dell'Iran contro Israele. I futures sul petrolio Brent scambiati alla borsa ICE sono saliti ieri di quasi il 3% a 73,56 dollari al barile, mentre i futures sul WTI scambiati alla borsa Nymex sono aumentati del 3,5% (fino a 71 dollari al barile). Oggi la dinamica rialzista delle quotazioni del petrolio ha continuato a manifestarsi, con il Brent che ha raggiunto quasi i 75 dollari (74,85). I trader non solo stanno reagendo al fatto già accaduto dell'attacco dell'Iran contro Israele, ma si aspettano anche una risposta da parte di Israele. Secondo i media, le autorità israeliane potrebbero colpire presto obiettivi strategici iraniani, inclusi impianti nucleari e petroliferi. Secondo alcuni esperti, il prezzo del greggio potrebbe aumentare di altri 5-7 dollari al barile nei prossimi giorni in caso di ulteriore escalation del conflitto.
Pertanto, il contesto fondamentale attuale non favorisce un'inversione della coppia EUR/USD. La coppia probabilmente rimarrà sotto pressione fino alla pubblicazione dei Nonfarm Payrolls di settembre all'inizio della sessione di trading americana di venerdì. Tuttavia, non bisogna aspettarsi un assalto decisivo degli orsi verso la zona della 9° figura, poiché è improbabile che i trader aprano posizioni significative a favore del dollaro in vista del rilascio dei dati chiave della settimana. Infatti, se i Nonfarm Payrolls deluderanno, la "molla compressa" potrebbe rilassarsi in direzione opposta (anche perché il mercato è già "riscaldato" dalle aspettative positive create dai rapporti JOLTs e ADP). Se le aspettative del mercato non verranno soddisfatte, il dollaro subirà una forte pressione.
In queste condizioni, qualsiasi decisione di trading sulla coppia EUR/USD risulta rischiosa (sia acquisti che vendite), nonostante il predominio degli orsi. Pertanto, al momento, è consigliabile restare fuori dal mercato, mantenendo una posizione attendista fino alla pubblicazione dei dati chiave sulla crescita del mercato del lavoro statunitense.