Il tasso di cambio euro-dollaro continua a mantenersi entro l'ottava cifra, in attesa degli eventi chiave di questa settimana. Dopo il calo di ieri, il prezzo è tornato alle posizioni precedenti. Tuttavia, è opportuno guardare con grande scetticismo alle attuali fluttuazioni dei prezzi, poiché gli esiti della riunione di aprile della BCE e, soprattutto, i rapporti sull'inflazione che saranno pubblicati negli Stati Uniti, potrebbero ridefinire significativamente il quadro fondamentale della coppia.
Complessivamente, la resilienza degli acquirenti di EUR/USD merita un elogio speciale. Nonostante numerosi fattori fondamentali a favore di un'evoluzione ribassista della coppia, i tori della coppia hanno mantenuto (e continuano a mantenere) con invidiabile determinazione la difesa, impedendo ai venditori persino di testare la settima cifra. Guardando al grafico settimanale, possiamo vedere che per la seconda settimana consecutiva la coppia sta salendo senza avere solidi fondamenti di carattere fondamentale.
Ad esempio, alla fine della scorsa settimana, la probabilità di mantenere lo status quo alla riunione di giugno della Federal Reserve è salita al 50%, mentre a marzo questa probabilità era di circa il 30%. Con tutto ciò, il mercato è al 100% convinto che alla riunione di maggio i funzionari della Banca centrale americana manterranno una posizione di attesa. Se domani l'indice dei prezzi al consumo uscirà in territorio positivo, le prospettive di un taglio dei tassi di interesse a giugno saranno definitivamente dissipate - la probabilità di tale scenario diminuirà al 40-30%, e forse anche al 20%, se i membri della Federal Reserve criticheranno l'inflazione accelerata (cosa molto probabile). Secondo le previsioni, l'indice CPI complessivo dovrebbe mostrare nuovamente una dinamica ascendente, mentre l'indice core, al contrario, rallentare. Se entrambi gli indicatori mostreranno resistenza, i tori del dollaro avranno un'ulteriore risorsa potente a disposizione.
La sfumatura "verde" dell'inflazione di marzo non solo potrebbe ritardare la probabile data del primo taglio dei tassi, ma anche l'entità dell'allentamento della politica monetaria sarà rivisto dal mercato. Tra gli esperti cresce già lo scetticismo riguardo alla credibilità del "dot plot" di marzo. Ricordiamo che la maggioranza dei membri del Comitato prevedeva tre cicli di tagli dei tassi entro il 2024, per un totale di 75 punti base. Ma già adesso, anche prima della pubblicazione dei dati sull'inflazione, alcuni analisti mettono in dubbio questa previsione. In particolare, gli esperti di PIMCO (società di investimento americana, uno dei maggiori investitori mondiali nel mercato obbligazionario), dopo la pubblicazione dei dati forti sul mercato del lavoro americano del mese di marzo, hanno rivisto le loro previsioni: ora prevedono solo due tagli dei tassi quest'anno come scenario base. Secondo gli analisti, un'economia forte resisterà anche ad un ulteriore aumento dei tassi in caso di necessità.
Peraltro, uno scenario simile non esclude Michelle Bowman, membro del Consiglio dei Governatori della Federal Reserve. E in generale, di recente i rappresentanti della Fed hanno notevolmente inasprito la loro retorica. In particolare, il presidente della Fed di Atlanta, Raphael Bostic, ha dichiarato di prevedere solo un taglio dei tassi quest'anno. E non a giugno - secondo lui, la Fed non dovrebbe iniziare ad allentare la politica monetaria prima del quarto trimestre del 2024. Il suo collega, il presidente della Fed di Minneapolis, Neel Kashkari, ha addirittura sostenuto il mantenimento dello status quo quest'anno. Secondo lui, la dinamica dell'inflazione è motivo di grande preoccupazione: se la situazione non migliora nel prossimo futuro, non avrebbe senso per la Fed ridurre i tassi di interesse. Anche se Kashkari non ha diritto di voto quest'anno, il suo tono completa l'immagine generale. Jerome Powell, Christopher Waller, Lael Brainard, Lori Logan - tutti loro in un modo o nell'altro hanno riconosciuto che la Fed non dovrebbe affrettarsi con un allentamento della politica monetaria, alla luce delle recenti tendenze inflazionistiche. Se l'inflazione di marzo negli Stati Uniti mostrerà nuovamente una resistenza, i commenti dei "falchi" diventeranno sempre più forti, non solo in vista della riunione di maggio, ma anche di quella di giugno.
Quindi, in vista degli eventi cruciali, il mercato rimane in attesa: la coppia EUR/USD non scende nell'area della 7a cifra, ma neanche si avvicina al livello della 9a cifra. Già da domani, il 10 aprile, la coppia entrerà in una zona di turbolenza dei prezzi: mercoledì negli Stati Uniti verrà pubblicato l'indice dei prezzi al consumo, mentre giovedì verrà pubblicato l'indice dei prezzi alla produzione. Inoltre, il 11 aprile sapremo l'esito della riunione della Banca Centrale Europea, che potrebbe annunciare un taglio dei tassi a giugno.
In altre parole, nei prossimi giorni le aspettative accomodanti riguardo alle future azioni della Fed potrebbero indebolirsi (se l'inflazione negli Stati Uniti accelera), mentre quelle riguardanti la BCE potrebbero invece rafforzarsi (se la banca centrale accenna in modo trasparente un taglio dei tassi all'inizio dell'estate).
Tutto ciò indica che è davvero necessario guardare con una certa dose di scetticismo ai movimenti attuali della coppia EUR/USD, poiché il vortice degli eventi imminenti potrebbe trascinare la coppia al di sotto di 1,0800 (e persino di 1,0740), oppure spingerla verso la zona della 9a cifra (con la prospettiva di andare oltre). Pertanto in questo momento è opportuno restare fuori dal mercato: la posta in gioco è troppo alta.