Alla fine della scorsa settimana, la sterlina ha subito un brusco calo contro il dollaro, perdendo duecento punti in soli due giorni, scendendo da 1,2336 a 1,2121. Questa dinamica è stata principalmente determinata dal rafforzamento del dollaro: i trader hanno interpretato i dati sull'inflazione negli Stati Uniti a favore del dollaro. La sterlina non è riuscita a rispondere in modo adeguato, poiché i dati pubblicati giovedì scorso sul crescita dell'economia britannica riflettono un quadro piuttosto contrastante. Il PIL è aumentato in misura minima, mentre la produzione industriale è diminuita. Di conseguenza, la sterlina ha seguito obbedientemente il dollaro, perdendo oltre 200 punti.
Questa settimana invece la situazione potrebbe cambiare radicalmente.
In primo luogo, nei prossimi giorni dovrebbero rilasciare dichiarazioni 12 membri della Fed, nonché il presidente della Federal Reserve Jerome Powell. Se manterranno una posizione cauta e metteranno l'accento sul rallentamento dell'indice dei prezzi al consumo e dell'indice PCE core (ignorando nel frattempo l'incremento dell'indice dei prezzi al produttore e dell'IPC complessivo), il dollaro potrebbe di nuovo trovarsi sotto pressione. In tal caso, le probabilità di un aumento dei tassi a novembre potrebbero diminuire fino a zero. Si indeboliranno anche le aspettative "da falco" per il mese di dicembre.
In secondo luogo, questa settimana in Gran Bretagna saranno pubblicati importanti dati macroeconomici relativi al mercato del lavoro e all'inflazione. Se i dati saranno in "zona verde" (soprattutto per quanto riguarda l'inflazione), la sterlina potrebbe rafforzarsi nuovamente.
Ricordiamo che la scorsa settimana il Fondo Monetario Internazionale ha previsto ulteriori strette nella politica monetaria della Banca d'Inghilterra. Secondo le previsioni pubblicate, la banca centrale inglese dovrà nuovamente alzare i tassi di interesse "a causa dell'inflazione persistentemente elevata nel paese". Questa previsione "da falco" contrasta con la retorica abbastanza accomodante della Banca centrale, che all'ultima riunione ha mantenuto invariati i parametri di politica monetaria: su nove membri del Comitato di politica monetaria, cinque hanno votato contro l'aumento del tasso. Quattro si sono espressi a favore di un aumento di 25 punti base, portando il tasso al 5,5%.
Anche la retorica del comunicato stampa è stata cauta e piuttosto pessimistica. In particolare, la Banca d'Inghilterra ha abbassato la previsione di crescita del PIL del Regno Unito allo 0,1% (la previsione precedente era allo 0,4%). I membri della Banca centrale hanno espresso preoccupazione per il calo della produzione in Gran Bretagna e la costante diminuzione del numero di posti di lavoro.
Date le circostanze, è difficile sopravvalutare l'importanza dei report macroeconomici che saranno pubblicati questa settimana.
Così, domani, 17 ottobre, verranno pubblicati dati chiave sul mercato del lavoro. Secondo le previsioni, il tasso di disoccupazione dovrebbe aumentare al 4,4%. In tal caso, si potrebbe parlare con certezza di una tendenza negativa: nei tre mesi precedenti, il tasso di disoccupazione è aumentato costantemente, passando dal 3,8% (aprile) al 4,3% (luglio). Agosto potrebbe essere il quarto mese di questa tendenza al rialzo. Il numero di richieste di sussidi di disoccupazione dovrebbe aumentare di 2.300 (a titolo di confronto, nel mese precedente la crescita è stata di 900). Le retribuzioni dovrebbero subire una leggera "flessione". Il livello di retribuzione media (compresi i bonus) è aumentato costantemente nell'arco di 5 mesi, raggiungendo l'8,5%. Ad agosto questa cifra dovrebbe rallentare leggermente, all'8,3%. Senza tener conto dei bonus, il dato dovrebbe rimanere al livello del mese precedente (7,8%).
Il giorno successivo, cioè mercoledì 18 ottobre, verranno pubblicati i dati chiave sull'inflazione britannica.
Secondo le previsioni preliminari, l'indice complessivo dei prezzi al consumo a settembre dovrebbe rallentare al 6,6% su base annua. Il dato è in costante calo da febbraio di quest'anno (quando era al 10,4%). Anche l'indice dei prezzi al consumo core, esclusi i prezzi energetici e alimentari, dovrebbe mostrare una dinamica al ribasso, scendendo al 6,0%. In questo caso, il dato potrebbe aggiornare il minimo di 8 mesi. Si prevede che l'indice dei prezzi al dettaglio scenderà all'8,9%, il più basso da marzo 2022. Anche l'indice dei prezzi alla produzione e quello dei prezzi di vendita dovrebbero diminuire (rispettivamente al -2,9% e al -0,6%).
Pertanto, secondo le previsioni, l'inflazione dovrebbe mostrare segni di ulteriore rallentamento. Se i dati saranno almeno in linea con le previsioni (senza parlare della "zona rossa"), la sterlina in tandem con il dollaro seguirà il dollaro americano (che a sua volta reagirà alla retorica dei membri della Federal Reserve). Ma se i report saranno "verdi", la sterlina riceverà un significativo sostegno, poiché la questione del rialzo dei tassi della Banca d'Inghilterra tornerà all'ordine del giorno.
Dal punto di vista tecnico, la coppia GBP/USD nel time-frame D1 è posizionata tra la media e la linea inferiore dell'indicatore delle Bande di Bollinger, e sotto tutte le linee dell'indicatore Ichimoku, compresa la nuvola Kumo. Sarebbe opportuno considerare posizioni long solo dopo che il prezzo supera il livello di 1,2200, ovvero la media delle Bande di Bollinger, che coincide con la linea Tenkan-sen nel grafico giornaliero.