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Mentre tutta l'attenzione dei mercati è focalizzata su un importante evento di oggi, cioè la pubblicazione dei dati sull'inflazione negli Stati Uniti, in modo abbastanza ordinario si svolgono anche le riunioni sulle politiche monetarie delle altre banche centrali mondiali.
Oggi la Reserve Bank of New Zealand (RBNZ), al termine della sua riunione, ha lasciato invariato il tasso di interesse chiave al livello del 5,50%, seguendo una logica generale degli eventi. Il suo scopo è mantenere un equilibrio tra i tassi di interesse e l'inflazione non solo all'interno del paese, ma anche in confronto alla Federal Reserve, che al momento ha preso una pausa nell'aumento dei tassi di interesse in attesa dei nuovi dati sull'inflazione negli Stati Uniti.
A proposito, una posizione simile è stata assunta anche dalla Reserve Bank of Australia (RBA), vicina geograficamente alla RBNZ, che ha mantenuto anch'essa il suo tasso di interesse principale al livello del 4,10%, nonostante si fosse ipotizzato un rialzo dello 0,25%. Anche per loro vi erano le stesse ragioni per tale decisione.
Ma perché si prevede un ulteriore aumento dei tassi da parte della BCE e della Bank of England (BoE)?
La principale ragione rimane l'elevato livello dell'inflazione sia nel Regno Unito che nella zona euro. Nel Regno Unito, secondo gli ultimi dati, il livello dell'inflazione dei consumatori non è diminuito come previsto, ma ha mantenuto un tasso di crescita annuale dell'8,70%, il che ha portato a un aumento dei tassi dello 0,50% invece dell'atteso 0,25%.
Nella zona euro, l'inflazione è scesa dal 6,10% al 5,50%, ma questo valore rimane ancora abbastanza elevato, poiché anche per la BCE il livello di riferimento per l'inflazione è del 2,0%, come nel caso della Fed.
Ecco perché i dirigenti di queste due principali banche centrali hanno ragione nel sostenere la necessità di ulteriori aumenti dei tassi di interesse. Tuttavia, va riconosciuto che, come nel caso della Federal Reserve, questi regolatori smetteranno di aumentare i tassi di interesse o faranno almeno una pausa nel loro aumento se l'inflazione continuerà a diminuire. E questa possibilità è alta, almeno perché le economie di questi paesi stanno affrontando gravi problemi economici, riduzione dei redditi e delle spese delle persone e, di conseguenza, una diminuzione della domanda di beni e servizi. Ma molto dipenderà dalle azioni delle autorità monetarie. Se riusciranno a resistere e non aumenteranno le spese, anche se questa probabilità è molto bassa, l'inflazione diminuirà abbastanza rapidamente verso gli obiettivi prefissati.
Ma molto probabilmente lo sviluppo degli eventi seguirà un altro scenario. Il confronto militare tra Occidente e Russia sul territorio dell'Ucraina continuerà, comportando grandi spese sia nel Regno Unito che nella zona euro, il che significa che la probabilità di una forte diminuzione dell'inflazione potrebbe diminuire, dando luogo a nuovi aumenti dei tassi.
Basandosi di quanto sopra, riteniamo che ci siano reali prospettive per l'euro e la sterlina di salire rispetto al dollaro, ma altre valute potrebbero ancora consolidarsi in coppia con il dollaro per un po' di tempo, fino a quando non sarà del tutto chiaro che la Fed sta fermando l'ultimo ciclo di aumento dei tassi di interesse.
Previsioni del giorno:
EUR/USD
La coppia continua a salire verso il nostro precedente obiettivo di 1,1100. Se i dati sull'inflazione negli Stati Uniti mostrano un altro calo significativo, possiamo aspettarci un nuovo calo del dollaro. In questo contesto, la coppia si precipiterà a 1,1100 con la prospettiva di una crescita a 1,1180.
GBP/USD
La coppia, come nel caso dell'euro, ha un ampio potenziale di crescita sullo sfondo della pubblicazione dei dati sull'inflazione dall'America. Ci aspettiamo che continui a salire fino al nostro precedente livello obiettivo di 1,2985 con un'ulteriore crescita fino al livello di 1,3145.