La crisi bancaria sta prendendo piede e le notizie che arrivano dal fronte finanziario non lasciano spazio a dubbi.
Dunque, Credit Suisse è in bancarotta. La banca sarà liquidata mediante fusione con UBS, e bisogna chiarire che tale fusione è stata possibile solo attraverso l'attuazione del regime fallimentare. L'importo della transazione è di 3 miliardi di franchi, che è la metà della capitalizzazione di Credit Suisse alla chiusura delle negoziazioni di venerdì e oltre 40 volte inferiore rispetto al valore massimo del 2007. Inoltre, la Banca nazionale svizzera stanzierà 100 miliardi a UBS per sostenere la liquidità, cioè per chiudere al massimo i punti deboli nell'attuazione della transazione. Questa è l'acquisizione più veloce nella storia del settore bancario, il che indica chiaramente che l'alternativa sarebbe il fallimento.
Per quanto riguarda l'entità della crisi, è indubbiamente in espansione. Un cartello di 6 maggiori banche (FRS, BCE, Banca d'Inghilterra, Giappone, Canada e BNS) ha nuovamente utilizzato il meccanismo di immissione di liquidità attraverso swap. In passato, tale meccanismo è stato avviato per mitigare gli effetti della crisi del 2008 e ha contribuito a fermare l'aumento del prezzo dell'oro, nonché a regolare i tassi di cambio. In sostanza, si tratta di una possibilità di regolamentazione diretta dei tassi di cambio, che indica indirettamente la possibilità di interrompere la formazione dei prezzi di mercato delle valute nazionali nella forma che esiste ora.
Queste misure, introdotte nel fine settimana, hanno permesso di alleviare la gravità della situazione, lunedì i mercati hanno aperto in prossimità dei livelli di chiusura di venerdì, bisogna però tenere presente che la domanda di asset difensivi – principalmente di yen e oro – potrebbe crescere come una palla di neve.
EUR/USD
La BCE, come previsto, ha innalzato di 50 punti tutti e tre tassi di riferimento, portando così il tasso base al 3,5%, e non ha dato alcuna indicazione per ulteriori azioni. In una dichiarazione di accompagnamento, la BCE ha delineato una serie di rischi per le prospettive economiche e inflazionistiche, il principale dei quali è che se l'inflazione core non mostrerà una tendenza al ribasso, ci sarà un altro rialzo di 50 punti a maggio e il tasso di picco raggiungerà il 4%.
Come ha detto il capo della BCE Lagarde in una conferenza stampa, "non c'è nessun compromesso tra l'aumento dei prezzi e la stabilità finanziaria". Questa dichiarazione mostra chiaramente che la BCE continuerà ad adottare le misure necessarie per combattere l'inflazione. Secondo le previsioni degli esperti, l'inflazione rimarrà al di sopra dell'obiettivo del 2% fino alla fine dell'orizzonte di previsione nel 2025. Per quanto riguarda l'economia, la BCE è ottimista sul fatto che la recessione possa essere evitata, anche se sottolinea che i rischi permangono.
Come ha sottolineato Lagarde, nel contesto di un mercato del lavoro forte e una pressione ancora crescente sui salari, la BCE non può permettersi di vacillare nella sua determinazione a combattere l'inflazione.
In ogni caso, tutte queste valutazioni non avranno importanza se la crisi bancaria continuerà a prendere slancio, in quanto la stabilità dell'intero sistema finanziario sarà minacciata, nel qual caso, la lotta contro l'inflazione sarà relegata in secondo piano.
Il prezzo di liquidazione non ha ancora una direzione, anche se c'è una leggera tendenza al ribasso.
L'euro continua a muoversi lateralmente, la crisi bancaria ha portato a vendite, le probabilità di crescita verso la zona di resistenza 1.0790/0810 sono calate. Suppongo che il movimento laterale di EUR/USD continuerà nei limiti del range 1.0516/0760 con la tendenza verso il limite inferiore del range.
GBP/USD
Giovedì, la Banca d'Inghilterra terrà una riunione ordinaria sulla politica monetaria. Le aspettative del mercato prevedono un aumento dei tassi dello 0,25%, dopodiché la Banca d'Inghilterra si prenderà una pausa.
Gli ultimi dati economici dal Regno Unito non destano molte preoccupazioni, ma gli eventi della scorsa settimana hanno notevolmente aumentato la probabilità che la Banca d'Inghilterra non alzi affatto i tassi e passerà alla modalità di osservazione. Dall'ultima riunione del 2 febbraio, l'inflazione e la crescita salariale sono diventate meno tese e mostrano segni di declino, la disoccupazione rimane al 3,7%. La crescita prevista dei salari nei prossimi 12 mesi potrebbe aver già raggiunto il picco e, in combinazione con l'inflazione core, questi due indicatori sono fondamentali per la decisione del Comitato sul tasso.
La crescita del PIL è rallentata in modo significativo nel quarto trimestre, ma sono stati evitati valori negativi. La recessione nel Regno Unito non è ancora arrivata, ma questo non significa che la minaccia sia passata, probabilmente, arriverà un po' più tardi.
Mercoledì prossimo saranno pubblicati i dati sull'inflazione al consumo e industriale per febbraio, si prevede una leggera diminuzione per entrambi gli indicatori. Se il risultato sarà in linea con le previsioni, la sterlina potrebbe rispondere con un piccolo calo a fronte di un aumento della probabilità che la Banca d'Inghilterra non alzerà il tasso questa volta.
Il prezzo di liquidazione si è invertito verso il basso.
Una settimana prima abbiamo visto l'obiettivo a 1,2440, tuttavia, le turbolenze nel sistema bancario hanno notevolmente aumentato la domanda di rischio. Suppongo che la coppia GBP/USD ora abbia molte meno probabilità di superare 1,2200, e lo scenario si ribalta. Con i tentativi di crescita, le vendite con uno stop sopra 1.2205 sono giustificate, il target si sposta in area di supporto a 1.1800/30.