Secondo la Banca dei regolamenti internazionali, la combinazione di dollaro statunitense forte e prezzi elevati delle materie prime – che è una deviazione dalla tendenza storica – aumenta il rischio di stagflazione globale.
I mercati emergenti ne soffrono maggiormente, più di quelli sviluppati. Ciò riflette anche un maggiore consumo di materie prime nei mercati emergenti e la loro maggiore esposizione alle fluttuazioni delle condizioni finanziarie globali.
Per giungere a questa conclusione, la Banca dei regolamenti internazionali ha interpretato i dati trimestrali di 22 paesi che hanno importato materie prime negli ultimi 30 anni.
Inoltre, dato che i prezzi delle materie prime sono in aumento e il dollaro statunitense si sta rafforzando sullo sfondo degli aggressivi aumenti dei tassi da parte della Federal Reserve, questo è particolarmente importante.
Quando i prezzi delle materie prime salgono, questo tende ad alimentare l'inflazione e frenare la crescita economica dei paesi che importano materie prime. Allo stesso tempo, il rafforzamento del dollaro al di fuori degli Stati Uniti ha effetti simili, soprattutto nelle economie emergenti.
Così, nel corso degli anni, la combinazione di tali fenomeni ha notevolmente aumentato il rischio di stagflazione, cioè quando una crescita debole coincida con un'inflazione elevata.
I prezzi delle materie prime più alti aumentano il costo della vita e della produzione.
L'inflazione guidata dall'aumento dei prezzi delle materie prime potrebbe innescare una risposta di politica monetaria che indebolirà l'economia reale.
E siccome le merci sono spesso fatturate in dollari statunitensi, l'aumento del dollaro aggrava la stagflazione.
Inoltre, l'aumento dei prezzi delle materie prime compromette le possibilità di rimborso del debito e potrebbe inasprire le condizioni finanziarie.
Una continua correlazione positiva tra il tasso di cambio del dollaro e i prezzi delle materie prime comporterà problemi più seri per la stabilità macrofinanziaria in futuro. Ciò porterà a una maggiore volatilità macroeconomica e a compromessi più complessi tra la stabilizzazione della produzione e l'inflazione.
Nel rapporto trimestrale della Banca dei regolamenti internazionali si legge che i mercati non dovrebbero escludere un ritorno globale e sincronizzato a livelli di tassi superiori alle attese.