L'euro è scioccato: l'elezione di Trump è stata per lui la peggior giornata degli ultimi otto anni

Il 6 novembre l'euro ha avuto, per così dire, una giornata difficile: il suo tasso di cambio è crollato di oltre due punti percentuali, segnando la sua caduta più brusca dal giugno 2016, quando la Gran Bretagna votò per uscire dall'UE. Il dollaro, invece, ha accolto con entusiasmo la notizia su Trump e si è precipitato allegramente al massimo annuale.

Secondo Bloomberg, l'elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti è stata per l'euro una vera e propria prova, la peggiore negli ultimi otto anni. A trarne vantaggio sono stati, naturalmente, i settori orientati ai ricavi dagli Stati Uniti, mentre gli altri settori europei si preparano già a possibili dazi sulle importazioni.

L'Unione Europea non è rimasta a guardare e ha preparato in anticipo il “piano Trump”: i funzionari europei hanno elaborato una strategia in due fasi nel commercio con gli Stati Uniti, combinando bastone e carota per arginare i piani del repubblicano sui dazi del 10%, che potrebbero ridurre le esportazioni dell'UE di ben 150 miliardi di euro l'anno. Se la carota non funziona, l’Europa sembra avere un bastone a portata di mano: un elenco di importazioni con possibili tariffe del 50% o più.

E gli altri? Il mercato azionario russo sembra aver celebrato le elezioni con una crescita record, mentre il peso messicano ha sospirato con tristezza: è crollato ai minimi dall’agosto 2022, rinunciando finalmente al titolo di valuta più redditizia. Le elezioni negli Stati Uniti sono come una festa dove ognuno reagisce a modo suo: alcuni ballano, altri si intristiscono.