Dall'inizio della settimana, la valuta giapponese è scesa di quasi il 2% rispetto al dollaro americano dopo essere aumentata di oltre il 3% la settimana scorsa grazie ai presunti interventi delle autorità giapponese. Tuttavia, alcuni esperti ritengono che, nel breve termine, lo yen abbia tutte le possibilità di riconquistare le sue posizioni contro il dollaro, questa volta però in modo naturale, sotto l'influenza dei fattori fondamentali. Scopriamo cosa potrebbe spingere il tasso dello yen alla crescita.
La Banca del Giappone si orienta verso una linea più restrittivaGiovedì scorso, la coppia USD/JPY ha mostrato dinamiche contrastanti all'interno di un intervallo di prezzo ristretto compreso tra 155,00 e 156,00.
All'inizio della giornata, lo yen è riuscito a rafforzarsi contro il dollaro fino al livello di 155,15. L'impulso per il rafforzamento è stato fornito dalla pubblicazione del riassunto delle opinioni dei partecipanti all'ultima riunione della Banca del Giappone.
Il rapporto ha mostrato che nella riunione di aprile la maggioranza dei membri del consiglio di amministrazione della Banca centrale giapponese ha mostrato un atteggiamento aggressivo, indicando la necessità di un aumento dei tassi di interesse a causa dei rischi esistenti: l'aumento dell'inflazione e l'indebolimento dello yen.
Ricordiamo che all'inizio di questa settimana, il capo della Banca Centrale del Giappone, Kazuo Ueda, ha lasciato intendere che un ulteriore deprezzamento dello yen (se stimola la crescita dei prezzi aumentando il costo delle importazioni) potrebbe spingere la Banca a reagire modificando la politica monetaria.
Tuttavia, questa dichiarazione non ha influenzato in alcun modo gli umori dei trader. La maggioranza dei partecipanti al mercato è ancora convinta che l'incertezza della banca sull'inflazione stabile la terrà lontana dalla normalizzazione aggressiva del suo corso monetario.
Attualmente gli investitori tendono a credere che dopo l'aumento dei tassi a marzo (il primo negli ultimi 17 anni), la Banca del Giappone aumenterà il tasso solo una volta quest'anno. Secondo il parere del mercato, ciò avverrà durante la riunione di ottobre del regolatore.
Tuttavia, alcuni analisti ritengono che i trader stiano sottovalutando il potenziale aggressivo della Banca del Giappone.
"Sembra che il mercato non comprende bene quanto possa essere aggressivo il regolatore giapponese quest'anno nel suo tentativo di sostenere lo yen indebolito", ha osservato lo stratega valutario Aleš Kutný.
Egli si aspetta che entro la fine dell'anno la Banca centrale aumenti il tasso di riferimento allo 0,75%, rispetto all'attuale intervallo dello 0,0%-0,1%. Secondo l'esperto, il primo aumento di 0,25% potrebbe avvenire già a giugno.
"Penso che le autorità giapponesi non vogliano vedere il cambio dollaro/yen superare 155,00. Nonostante la scorsa settimana abbiano tentato di stabilizzare la loro valuta nazionale con ben due interventi, il cambio USD/JPY si è nuovamente spostato sopra questo livello. La buona notizia per lo yen è che a Tokyo sembra stia iniziando a capire che l'intervento non è efficace e l'unico modo per porre fine a questa situazione è inviare al mercato un segnale sufficientemente aggressivo", ha aggiunto A. Kutný.
Egli ritiene che nel prossimo futuro i funzionari giapponesi potrebbero intensificare notevolmente la loro retorica aggressiva, suggerendo che la Banca potrebbe presto aumentare nuovamente i tassi.
In questo caso, il tasso di cambio USD/JPY rischia di invertire l'attuale tendenza al ribasso. Ma la più grande minaccia per la major attualmente è un significativo cambiamento nelle aspettative del mercato riguardo alla futura politica della Federal Reserve americana, che potrebbe verificarsi già la prossima settimana.
Il mercato è pervaso da sentimenti accomodanti attorno alla FedL'enorme differenza nei tassi di interesse tra gli Stati Uniti e il Giappone ha alimentato l'interesse dei carry trader per la coppia USD/JPY per più di due anni. Tuttavia, presto gli acquisti di questo asset potrebbero ridursi drasticamente dato che la Fed si avvicina costantemente alla sua inversione monetaria.
Dopo il rapporto sull'occupazione negli Stati Uniti pubblicato la scorsa settimana (che si è rivelato più freddo delle previsioni), molti investitori si sono orientati verso una riduzione più rapida dei tassi da parte della Federal Reserve. Se precedentemente lo scenario principale considerato era per novembre, ora l'attenzione si è spostata su settembre.
Inoltre, attualmente i partecipanti al mercato si aspettano un taglio più intenso negli Stati Uniti rispetto a prima della pubblicazione dei dati sui Nonfarm Payrolls di aprile, prevedendo non uno, ma due cicli di riduzione dei tassi quest'anno.
Il rafforzamento dei sentiment accomodanti nel mercato sta minando il rendimento dei titoli di stato americani, il che influenza negativamente il dollaro.
Ieri, l'indice DXY è sceso di 0,22% rispetto al paniere delle principali valute a 105,28, mentre in tandem con lo yen, il dollaro ha chiuso la sessione a 155,52, ritirandosi dal suo picco intraday di 155,95.
La valuta statunitense è stata messa sotto pressione dal debole rapporto settimanale sul numero di nuove richieste di sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti. Le statistiche hanno mostrato che nell'ultima settimana il dato è aumentato di 22 mila, raggiungendo il massimo dalla fine di agosto dello scorso anno a 231 mila.
I partecipanti al mercato interpretano l'attenuazione della situazione nel mercato del lavoro americano come un segnale che i consumatori inizieranno a ridurre le loro spese, il che, a sua volta, aiuterà a rallentare l'inflazione. Una significativa riduzione della pressione sui prezzi negli Stati Uniti permetterà alla Fed di passare più rapidamente a un taglio deciso dei tassi.
Due rapporti che usciranno la prossima settimana dovrebbero gettare luce sulla situazione attuale dell'inflazione americana: i dati sui prezzi al consumo (CPI) e sui prezzi alla produzione (PPI).
"Se vedremo veramente un calo consistente degli indici dei prezzi al consumo e dei prezzi alla produzione la prossima settimana, questo potrebbe minare la reputazione di eccezionalismo degli Stati Uniti, che ha dominato i mercati per abbastanza tempo, portando a un notevole indebolimento del dollaro", ha commentato l'analista Karl Shamotta.
Anche il suo collega, Ruchir Sharma, vede il rischio di una significativa diminuzione per la coppia USD/JPY sulla debole statistica inflazionistica degli USA, ma allo stesso tempo è convinto che il calo delle quotazioni sarà limitato al livello di 152,00 punti a causa della forte domanda di USD da parte di investitori al dettaglio e importatori che hanno reali necessità di dollari.
Quali sono i rischi per lo yen?Attualmente, la valuta giapponese è esposta principalmente a due scenari rischiosi:
1. Approccio cauto della Banca del Giappone riguardo alla sua futura politica monetaria
Recentemente, l'ex funzionario della Banca del Giappone, Tsutomu Watanabe, ha dichiarato che il regolatore dovrebbe evitare di aumentare i tassi di interesse per combattere il deprezzamento dello yen, poiché un costo più elevato dei prestiti colpirebbe l'inflazione nei consumi e nei servizi.
Secondo lui, se la Banca del Giappone dovesse aumentare i tassi in risposta all'aumento dei prezzi delle merci, ciò influenzerebbe negativamente le spese per i servizi e colpirebbe il già debole consumo, ostacolando il raggiungimento di un'inflazione più ampia guidata da una domanda interna stabile.
"La banca centrale probabilmente spera che l'inflazione nei servizi si intensifichi. Tuttavia, i dati attuali non supportano questa prospettiva. Attualmente, la Banca del Giappone non ha ragioni valide per aumentare i tassi di interesse nel prossimo futuro. Invece, gli organi direttivi dovrebbero concentrarsi sul supporto alle famiglie e alle imprese colpite dall'aumento dei prezzi delle importazioni a causa del debole yen", ha notato Tsutomu Watanabe, definendo la decisione di marzo di ridurre le misure di stimolo come prematura.
Il professor Tsutomu Watanabe della Graduate School of Economics dell'Università di Tokyo è un esperto di dinamiche dei prezzi in Giappone e un frequente membro delle commissioni governative e del consiglio di amministrazione della Banca del Giappone. Più avanti questo mese, è prevista la sua partecipazione come moderatore a un seminario della BOJ sulla politica monetaria.
Se la posizione dell'ex funzionario della Banca del Giappone sarà vicina a quella della maggior parte dei membri attuali del comitato esecutivo e continueranno a inviare segnali accomodanti al mercato, lo yen rischia di riprendere il suo calo contro il dollaro.
2. Inflazione più stabile negli Stati Uniti
Lo stratega valutario Ruchir Sharma è convinto che, se la prossima settimana il mercato riceverà dati sull'inflazione negli Stati Uniti più forti del previsto, il dollaro salirà in tutte le direzioni, inclusa la coppia con lo yen.
Il maggior rischio per la valuta giapponese proviene da un'inattesa accelerazione dell'inflazione negli Stati Uniti. In tal caso, il mercato potrebbe rivedere le sue aspettative verso un posticipo nella riduzione dei tassi da parte della Fed, il che sarebbe un eccellente motore di crescita per la coppia USD/JPY.
"Penso che, in tale scenario, l'asset dollaro-yen possa intensificare il suo movimento ascendente e superare l'attuale range di prezzo", ha detto l'esperto.
Tuttavia, R. Sharma ritiene che l'aumento del tasso del dollaro contro lo yen non sarà estremo, considerando l'enorme paura degli investitori di un'intervento giapponese dopo che, si presume, Tokyo sia intervenuta due volte la scorsa settimana per sostenere la sua valuta nazionale.
"Gli investitori capiscono bene che un lento aumento del tasso USD/JPY difficilmente provocherà l'intenzione delle autorità giapponesi di intervenire, quindi è probabile che preferiscano mantenere la prudenza", ha concluso l'analista.