NZD/USD. Si registra un calo del dollaro neozelandese: la preferenza per le posizioni corte sulla coppia rimane

Il dollaro neozelandese nella coppia con la valuta americana continua a precipitare, aggiornando nuovi minimi di prezzo. Il "kiwi" è ancora influenzato dalla riunione di maggio della Reserve Bank of New Zealand (RBNZ), che ha annunciato improvvisamente una pausa nell'aumento dei tassi. A causa della forte posizione del dollaro americano, la coppia NZD/USD è sotto ulteriore pressione, consentendo agli orsi di sviluppare un trend discendente. In soli 10 giorni, la coppia è scesa di 300 punti, attestandosi intorno a 59ma cifra. È un minimo di molti mesi: l'ultima volta che il dollaro neozelandese si è trovato in questa fascia di prezzo è stato all'inizio di novembre 2022. E a quanto pare, la dinamica ribassista avrà ulteriori sviluppi, principalmente attraverso la decorrelazione dei tassi tra la Fed e la Banca centrale della Nuova Zelanda.

Federal Reserve e RBNZ: percorsi separati

Ricordiamo che al termine della riunione di maggio, la Banca Centrale della Nuova Zelanda ha attuato uno scenario di base ampiamente previsto, aumentando il tasso di interesse di 25 punti. Questo scenario era già stato considerato nei prezzi, quindi l'attenzione principale dei trader sul NZD/USD era rivolta alle successive dichiarazioni della RBNZ. I commenti dei rappresentanti della banca centrale hanno deluso gli acquirenti della coppia. La banca centrale ha chiaramente fatto capire che l'aumento di maggio era l'ultimo nel ciclo attuale di rafforzamento dei parametri della politica monetaria.

Secondo il capo della Banca Centrale della Nuova Zelanda, Adrian Orr, l'inflazione nel paese ha già raggiunto il suo picco e si prevede una dinamica discendente in seguito. Ha inoltre comunicato che alcuni membri della RBNZ hanno proposto di fare una pausa già nella riunione di maggio, e la decisione di aumentare il tasso di interesse di 25 punti "è stata difficile per la Banca Centrale". Questa osservazione è confermata anche dal verbale della riunione di maggio. Secondo il documento, i membri del regolatore hanno considerato la possibilità di mantenere il tasso al 5,25%.

In altre parole, la RBNZ ha frenato bruscamente dopo mesi di stretta nella politica monetaria.

Nel frattempo, alcuni rappresentanti della Federal Reserve hanno recentemente adottato un tono più rigoroso, lasciando intendere la disponibilità a sostenere ulteriori aumenti dei tassi di interesse. Proprio ieri, la presidente della Federal Reserve di Cleveland, Loretta Mester, ha fatto osservazioni "aggressive", affermando che al momento non ci sono ragioni convincenti per una pausa nell'aumento dei tassi. In questo contesto, ha fatto riferimento all'indice dei prezzi delle spese per consumi personali (PCE) di maggio, che, secondo lei, riflette un progresso lento nel rallentamento dell'inflazione.

L'indice PCE core è effettivamente entrato in "zona verde". Da settembre a dicembre dello scorso anno, questo importante indicatore dell'inflazione è diminuito costantemente, passando dal 5,2% al 4,6%. Successivamente, a gennaio e febbraio, è salito al livello del 4,7%, per poi tornare al livello di dicembre, ovvero al 4,6%, a marzo. E ad aprile l'indice si è nuovamente attestato al 4,7% nonostante le previsioni di una diminuzione al 4,5%.

Tuttavia, non tutti i membri della Federal Reserve sono a favore di un'ulteriore stretta monetaria. In particolare, il presidente della Federal Reserve di Filadelfia, Patrick Harker, e il membro del consiglio dei governatori della Federal Reserve, Philip Jefferson, hanno dichiarato ieri di essere contrari a un aumento dei tassi alla prossima riunione.

Tutta l'attenzione è ora rivolta ai dati sull'occupazione non agricola (Nonfarm Payrolls)

Gli esperti non sono concordi sulle future azioni del regolatore americano. Secondo lo strumento CME FedWatch Tool, la probabilità di un aumento dei tassi di interesse di 25 punti alla riunione di giugno è attualmente del 35%, anche se subito dopo la pubblicazione dei dati sull'indice PCE, tale probabilità era del 60%. Come possiamo vedere, il sentiment di mercato è molto mutevole, quindi i dati sull'occupazione non agricola di maggio (che saranno pubblicati domani, 2 giugno) potrebbero rafforzare o indebolire la posizione del dollaro statunitense.

Secondo le proiezioni preliminari, il tasso di disoccupazione dovrebbe salire al 3,5% a maggio. Si stima che il numero di persone occupate nel settore non agricolo aumenterà di 170 mila. La componente inflazionistica dei Nonfarm Payrolls (l'indicatore del salario orario medio) dovrebbe mostrare una tendenza al ribasso. Si prevede quindi che il dato raggiunga lo 0,3% su base mensile (rispetto allo 0,5% di aprile) e il 4,2% su base annua (rispetto al 4,4% di aprile).

Conclusioni

L'attuale scenario per la coppia NZD/USD supporta l'ulteriore sviluppo della tendenza al ribasso, quindi è opportuno utilizzare i movimenti correttivi come occasione per aprire posizioni corte.

Dal punto di vista tecnico, la coppia mostra una tendenza al ribasso, confermata dall'indicatore Ichimoku. Inoltre, il prezzo si trova tra la linea media e la linea inferiore dell'indicatore Bollinger Bands, che si trova in un canale allargato. La linea inferiore dell'indicatore Bollinger Bands sul time frame D1, corrispondente al prezzo di 0,5950, rappresenta il livello di supporto (obiettivo più vicino della tendenza al ribasso). In questa fascia di prezzo, sarebbe opportuno fissare i profitti e adottare una posizione di attesa.