Le esportazioni settimanali di greggio russo sono salite ai massimi

Le esportazioni di greggio russo via mare sono aumentate del 26% a 3,6 milioni di barili al giorno nella settimana terminata il 17 febbraio, il livello più alto in più di un mese, secondo i dati di monitoraggio delle forniture raccolti da Bloomberg.
La scorsa settimana, le spedizioni di greggio sono aumentate in tutti i terminal di esportazione russi sulle coste del Baltico, del Mar Nero, dell'Artico e del Pacifico. Secondo i dati rilevati da Bloomberg, anche l'export medio di quattro settimane è cresciuto, ritornando a 3,34 milioni di barili al giorno. Di questi, 3,19 milioni di barili al giorno erano diretti in India e Cina, e i dati storici osservati da Bloomberg mostrano che i carichi contrassegnati come "sconosciuti" di solito arrivano in India.
Le esportazioni settimanali sono meno affidabili nel determinare modelli stabili; la media di quattro settimane potrebbe essere più accurata e rileva un aumento delle esportazioni di greggio dalla Russia via mare.
Il rapporto mensile dell'Agenzia internazionale dell'energia afferma che le esportazioni totali di petrolio russo, inclusi petrolio greggio e prodotti raffinati, sono salite a 8,2 milioni di barili al giorno a gennaio, poco prima dell'embargo dell'UE e del tetto al prezzo del G7 sui prodotti petroliferi entrato in vigore il 5 febbraio.
L'agenzia ha riferito che a gennaio le esportazioni di greggio sono aumentate di quasi 300.000 barili al giorno rispetto a dicembre, nonostante un'ulteriore riduzione di 450.000 barili al giorno nelle forniture all'Unione Europea.
L'Agenzia internazionale ha inoltre scritto che il taglio annunciato della produzione russa di 500.000 barili al giorno a marzo potrebbe essere un segnale che Mosca stesse cercando di sostenere i prezzi del petrolio.
Secondo il vice primo ministro russo Alexander Novak: quest'anno la Russia prevede di vendere oltre l'80% delle sue esportazioni di greggio ai paesi amici.
Oggi i maggiori acquirenti di greggio russo sono India e Cina. Questi due grandi importatori asiatici non hanno aderito alla coalizione del tetto al prezzo e si ritiene che stiano acquistando petrolio russo a buon mercato a forti sconti rispetto agli standard internazionali.