Gli Stati Uniti attingono sempre più spesso alle proprie riserve strategiche di petrolio

Il prezzo del petrolio è sceso a causa della richiesta statunitense di vendere più greggio dalle riserve, il che ha compensato l'aumento dovuto alla riduzione della produzione in Russia e alla crescente domanda in Cina.

Il petrolio West Texas Intermediate è sceso a 79 dollari al barile dopo una sessione volatile di lunedì. Gli Stati Uniti prevedono di vendere 26 milioni di barili dalla Strategic Petroleum Reserve in conformità con il mandato di bilancio approvato nel 2015.


Il calo dei prezzi del greggio precede il rilascio di importanti dati sull'inflazione negli Stati Uniti più tardi martedì, che formeranno le aspettative degli investitori su quanto in alto la Federal Reserve alzerà i tassi di interesse per riportare l'inflazione sotto controllo.


Il petrolio ha avuto un inizio controverso dell'anno 2023, in quanto i trader stanno cercando di valutare l'impatto della riapertura della Cina sulla domanda, i tagli all'offerta annunciati da Mosca a causa del conflitto in Ucraina e i continui timori che l'inasprimento della politica monetaria statunitense possa innescare la recessione. Allo stesso tempo, secondo il ministro dell'Energia degli Emirati Arabi Uniti, l'Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio e i suoi alleati stanno spingendo per tagli alla produzione a causa delle preoccupazioni per le forniture di petrolio.

Secondo Tamas Varga, analista di PVM Oil Associates Ltd, l'aumento delle vendite di petrolio negli Stati Uniti non dovrebbe avere un impatto duraturo sui prezzi. "I dati sull'inflazione negli Stati Uniti daranno agli investitori spunti di riflessione. Se la situazione si rivelerà peggiore del previsto, il mercato sarà propenso a pensare che i tassi rimarrsnno elevati per un tempo più lungo, e questo porterà a un calo delle azioni e, quindi, del petrolio".