Questa mattina è iniziata male per il petrolio. Troppa pressione intorno ha costretto il prezzo a scendere di nuovo, anche se ieri c'è stato uno sviluppo positivo. Tuttavia, non bisogna aspettarsi un miracolo, l'oro nero ha alte probabilità di chiudere la seconda settimana consecutiva con un trend negativo. Questa volta, il motivo del calo risiede nell'incertezza sulla domanda di materie prime dalla Cina, che ha già iniziato a preoccupare gli operatori di mercato. Così come la continua crescita delle scorte negli Stati Uniti d'America, come confermato dai dati ufficiali diffusi il giorno prima.
Dall'inizio di quest'anno, il greggio ha mostrato un intervallo abbastanza ampio di fluttuazioni del valore. Ad oggi, è circa 10 dollari al barile. Ciò può essere spiegato dall'instabilità generale del mercato, dovuta a più motivi contemporaneamente.
In primo luogo, il mercato è in attesa di dati sul livello della domanda di materie prime dalla Cina. Ricordiamo che nel paese sono state finalmente revocate le restrizioni alla quarantena, che, in teoria, dovrebbero diventare un incentivo per aumentare la domanda di prodotti petroliferi. Tuttavia, non c'è ancora piena certezza su questo tema, e quindi nessun supporto per il mercato petrolifero.
In secondo luogo, le notizie sul continuo aumento dei tassi delle principali banche centrali mondiali hanno un effetto negativo. La maggior parte degli analisti concorda sul fatto che ciò influenzerà notevolmente l'attività commerciale dei paesi sviluppati, il calo è praticamente inevitabile.
Trovandosi tra questi due fuochi, il mercato semplicemente non riesce a trovare alcun punto d'appoggio. Di conseguenza, ci sono fluttuazioni di valore così significative e una tendenza negativa.
Aggiungono benzina sul fuoco anche le notizie sulla fornitura di prodotti petroliferi dalla Federazione Russa. Ricordiamo che, secondo la decisione dell'Unione Europea, la prossima settimana viene introdotto un embargo sul petrolio russo ed entra in vigore il cosiddetto "tetto al prezzo". Non c'è un unico parere tra gli esperti a cosa porteranno alla fine tutte queste misure restrittive, anche se molti stanno già sottolineando che ciò non causerà problemi particolarmente seri. Pertanto, gli operatori di mercato preferiscono non affrettarsi e attendere le prime conseguenze delle decisioni adottate.
Pertanto, la tendenza principale del mercato petrolifero rimane incerta. La domanda è quanto durerà questo stato sospeso. E un possibile aumento della domanda dalla Cina sarà sufficente per superare il negativo e passare alla crescita?
I futures sul petrolio Brent con consegna ad aprile questa mattina al mercato di Londra hanno mostrato un ribasso dello 0,24%, pari a 0,2 dollari. Il loro valore era di circa 81,97 dollari al barile. A seguito della seduta di ieri, i contratti sono scesi dello 0,8%, ovvero 0,67 dollari, portandoli al livello di 82,17 dollari al barile.
Anche il prezzo dei futures per il petrolio leggero WTI sta diminuendo oggi nel commercio elettronico a New York. Il calo è già stato dello 0,25% o 0,19 dollari, che lo ha riportato a 75,69 dollari al barile. Anche alla chiusura delle contrattazioni di ieri, c'è stato un calo dello 0,7% o 0,53 dollari, e il prezzo finale è stato di 75,88 dollari al barile.
In generale, secondo gli analisti, i principali tipi di petroliferi Brent e WTI possono perdere parecchio valore questa settimana. Il primo rischia di crollare del 5,4% mentre il secondo del 4,7%. Con tutto ciò bisogna sottolineare che il calo principale è già avvenuto mercoledì dopo le notizie sulla crescita delle scorte settimanali di materie prime negli Stati Uniti d'America. Nemmeno le previsioni di domanda relativamente positive della Cina sono riuscite a superare le conseguenze di questo, anche se solo ieri mattina c'era ancora speranza per una ripresa, quando il prezzo dell'oro nero si è rafforzato e, addirittura, salito. In serata però l'umore è cambiato, come dimostra la chiusura delle contrattazioni ai valori più bassi dall'inizio di gennaio di quest'anno.